Il tè, una delle bevande più antiche e consumate del mondo dopo l'acqua1, vanta una storia millenaria e le sue origini sono avvolte nel mistero. Una leggenda cinese racconta che l’Imperatore Chen Nung - ossessionato dall’igiene - avesse ordinato a tutti i suoi sudditi di bere , come lui, nient’altro che acqua bollita, sicura e libera da batteri. Un giorno però, mentre l’Imperatore riposava all’ombra di un albero di tè, alcune foglie caddero nella sua acqua bollente, colorandola di una calda sfumatura dorata. Spinto dalla curiosità, il sovrano rupofobico assaggiò la calda bevanda e, conquistato dal sapore intenso e rinfrancante, ne favorì l’uso e la coltivazione in tutta la Cina.
Leggende a parte, la prima importazione - documentata2 - di tè in Europa fu quella della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Si diffuse in fretta in Francia e nei Paesi Bassi dove godeva di una certa popolarità come rimedio per tutti i mali e, successivamente, arrivò anche in Inghilterra. Nel XVII secolo gli Inglesi, divenuti appassionati - ossessionati - bevitori di tè, decisero di commerciare direttamente con la Cina invece di importare le foglie dall’Olanda. Iniziò così la storia della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, una delle più potenti compagnie commerciali europee, che dominò il commercio e l'importazione di tè in Europa fino al XIX secolo.
Quando si parla di tè, sono tante le storie, le leggende e gli aneddoti da raccontare, ma nel nostro Paese, tradizionalmente, sono tre le domande che ci si pone, vediamole insieme:
Prima di tutto: come si scrive?
Tè o te? Si tratta di due omofoni, ovvero parole che hanno la stessa pronuncia ma differiscono nella grafia. Tè con l’accento grafico infatti, indica la bevanda e, secondo l’Accademia della Crusca, sebbene non sia errato è preferibile a “the” e “thè”. Te senza accento invece, è il pronome tonico singolare maschile e femminile, usato in funzione del complemento. Per indicare la bevanda sono diffuse inoltre le grafie “tea” e “the”.
Subito dopo: come si prepara?
Elemento essenziale per preparare un tè perfetto è l’acqua che dev’essere fresca, scaldarla più volte - come spesso accade nei bollitori - è sconsigliato. La ripetuta ebollizione dell’acqua infatti, riduce l’ossigeno contenuto nella stessa, compromettendo l’aroma delle foglie. Prestate la massima attenzione anche ai modi e ai tempi di ebollizione dell’acqua. Ogni tè richiede diverse temperature e, in alcuni casi, l’acqua deve raffreddare per qualche minuto prima di essere versata sul filtro.
Dopo aver bollito l’acqua, riscaldate la tazza - meglio se di porcellana o ceramica - per evitare che durante l’infusione la temperatura si abbassi a contatto con la superficie fredda. Inserire il filtro e versare - con delicatezza - l’acqua bollente; lasciare in infusione quanto indicato e, se è disponibile un copritazza o copriteiera, coprire il tè per trattenere più a lungo il calore e non disperdere l’aroma.
Infine: come si serve?
Il tè, per tradizione, è un momento raffinato e contemplativo con le sue regole di galateo e codici sociali. In Giappone, ad esempio, la cerimonia del tè è un vero e proprio rito che fa parte delle arti cerimoniali. In Italia, nonostante la pausa caffè vada per la maggiore, il tè pomeridiano all’inglese è molto di moda.
Servito tra le 15.30 e le 17.00, il tè andrebbe obbligatoriamente portato in tavola in vasellame di porcellana che, essendo porosa, trattiene aromi e ne intensifica il gusto. A seconda poi dei gusti personali, si può servire con latte, zucchero, limone o miele. Non riempire mai troppo la tazza che va sempre accompagnata dal suo piattino e il cucchiaino d’argento, che va posato a destra.
E adesso, dove lo compro?
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1 Alan Macfarlane e Iris Macfarlane - The Empire of Tea - The Overlook Press, 2004.